
03 Nov La volpe sa molte cose, ma il riccio ne sa una grande
Nel 2005 venne pubblicato il libro di Philip E. Tetlock “Expert Political Judgment: How Good Is It? How Can We Know?”. L’opera riassume le evidenze raccolte in uno studio durato 20 anni, trascorsi ad esplorare l’affidabilità del GIUDIZIO DEGLI ESPERTI.
Dal 1984 al 2003 lo psicologo canadese intervistò 284 “esperti”, persone che per mestiere commentavano o davano consigli sulle tendenze economico-politiche, chiedendo loro di fare previsioni, di valutare la probabilità che certi eventi accadessero in un futuro non troppo lontano. In tutto raccolse più di 80.000 previsioni.
I risultati ottenuti da queste interviste hanno evidenziato che gli esperti spesso non sono più bravi a fare previsioni rispetto alla maggior parte delle altre persone ed il più delle volte sono peggiori degli algoritmi.
Tetlock racconta le sue conclusioni con una metafora tratta da un frammento del poeta lirico greco Archiloco: “La volpe sa molte cose, ma il riccio ne sa una grande” e ha una teoria del mondo; spiega eventi specifici riferendo «tutto a una visione centrale, a un sistema più o meno coerente e articolato», reagisce con impazienza a chi non vede le cose nel suo modo ed è sicuro delle sue previsioni. Le volpi, invece, sono pensatori complessi. Non credono che un unico grande fattore guidi il progresso della storia, ritengono piuttosto che la realtà emerga dalle interazioni di molti e svariati agenti e forze, tra cui il cieco caso, e che questo produca spesso risultati imprevedibili e di vasta portata.
All’università immaginavo il giorno in cui sarei diventato un esperto. Immaginavo il giorno in cui il mondo degli investimenti non avrebbe più avuto segreti per me, il giorno in cui avrei trovato il metodo risolutivo (espressione per altro molto in voga sui social negli ultimi tempi) per guadagnare soldi sui mercati finanziari. Studio ed esperienza mi avrebbero portato prima o poi, pensavo, a questa condizione.
15 anni più tardi la mia visione è cambiata radicalmente. Oggi ritengo che le qualità principali per un investitore siano l’umiltà e la capacità di percepire il rischio. L’ overconfidence, espressione gergale con cui si fa riferimento all’eccessiva fiducia in se, è di gran lunga la prima causa di perdita dei propri risparmi in borsa.
Un cliente mi ha recentemente detto che noi consulenti finanziari utilizziamo “la storiella della diversificazione” per non prenderci responsabilità. Ma la diversificazione è tutt’altro che una storiella, è l’approccio obbligato alla complessità, l’ approccio imprescindibile ad un ambiente, il mercato, “a bassa regolarità” come direbbero kahneman e Klein. Le persone mi chiedono dove andrà il mercato, io rispondo dove andremo noi, nella direzione migliore; e non perché sono un esperto, tantomeno perché sono un guru, bensì perché tengo al loro futuro e perché sono consapevole della moltitudine di cose che non so.
15 anni più tardi so che il più grande errore che potrei commettere nella gestione dei miei risparmi e di quelli dei miei clienti sarebbe pensare e comportarmi da riccio.