Di campane e di monete

Di campane e di monete

«Di solito non gli dà fastidio essere chiamato Tony Ciccione, ma preferisce di gran lunga solo Tony. Nero lo chiama, più gentilmente, «Brooklyn Tony» a causa del suo accento e del tipico modo di pensare di Brooklyn, benché Tony sia uno dei brooklynesi ricchi che vent’anni fa si trasferirono nel New Jersey. (…) Iniziò come impiegato in una banca di New York nei primi anni ottanta, nel reparto lettere di credito. Si occupava di scartoffie e faceva lavoro di routine. Poi passò a occuparsi di piccoli prestiti ad attività commerciali e capì come era possibile ottenere finanziamenti dalle grandi banche, come funzionava la loro burocrazia e che cosa volevano vedere sulla carta. Mentre era ancora un dipendente iniziò ad acquistare beni da istituzioni finanziarie durante le procedure fallimentari. La sua grande intuizione era che i dipendenti bancari che vendono una casa non loro non sono interessati quanto i proprietari. Tony imparò molto rapidamente a parlare con loro e a manovrarli. In seguito imparò anche a comprare e vendere distributori di benzina con soldi presi in prestito da piccoli banchieri della zona. Tony ha l’abitudine notevole di cercare di far soldi senza alcuno sforzo, solo per divertirsi, senza fatica, senza lavoro d’ufficio, senza incontri, mescolando gli affari con la vita privata. Il motto di Tony è «cerca il credulone»; com’è ovvio spesso si tratta di banche, perché «gli impiegati se ne fregano». (…)

Ho individuato il perfetto non-brooklynese in un uomo che chiamerò dottor John. È un ex ingegnere che attualmente lavora come attuario presso una compagnia di assicurazioni. È snello, asciutto, porta occhiali e un completo scuro. Vive a New York non lontano da Tony Ciccione, ma sicuramente i due si incontrano di rado. (…) Prende sul serio il suo lavoro, tanto che, a differenza di Tony, traccia un confine netto tra le ore che dedica al lavoro e il tempo libero. Ha seguito un dottorato in ingegneria elettronica presso l’Università del Texas a Austin. Avendo conoscenze sia di informatica che di statistica, è stato assunto da una compagnia di assicurazioni per condurre simulazioni. Il lavoro gli piace: consiste principalmente nell’utilizzare programmi informatici per «la gestione del rischio». So che è improbabile che Tony Ciccione e il dottor John bazzichino gli stessi posti, figuriamoci lo stesso bar, quindi considerate ciò che segue come un puro esperimento mentale. Porrò a ciascuno di loro una domanda e metterò a confronto le loro risposte.

Supponga che lanciando una moneta ci siano le stesse probabilità che esca testa o croce. La lancio novantanove volte e ottengo sempre testa. Che probabilità ci sono che nel prossimo lancio esca croce?

DOTTOR JOHN: Domanda banale. Il 50 per cento, naturalmente, perché ha assunto che esiste il 50 per cento delle probabilità per ogni esito e che i lanci siano indipendenti.

Lei cosa dice, Tony?

TONY CICCIONE: Direi non più dell’1 per cento, naturalmente.

Perché? L’assunto iniziale è che esiste il 50 per cento di probabilità sia per testa che per croce.

TONY CICCIONE: Se ti bevi la storia del 50 per cento o non capisci un cazzo o sei un vero babbeo. La moneta dev’essere truccata. Non può essere come dici tu [traduzione: è molto più probabile che i suoi assunti sulla probabilità siano sbagliati piuttosto che la moneta in novantanove lanci dia novantanove volte testa].

Ma il dottor John ha detto il 50 per cento.

TONY CICCIONE (sussurrandomi nell’orecchio): Li conosco quei tipi, ce n’era che lavoravano con me in banca. Pensano troppo lentamente, è facile farli fessi.»

Tra le mie pagine preferite de “Il cigno nero”, l’opera più celebre di Nassim Taleb. 

Più o meno un anno fa stavo parlando, di fronte ad un piccolo pubblico di non addetti ai lavori, delle distorsioni cognitive dell’investitore; e per farlo mi servivo di questo semplice quesito:

Lancio di una moneta, quale alternativa preferisci?

  1. 1000 lanci consecutivi, se viene testa guadagno 15 se viene croce perdo 10
  2. 100 lanci consecutivi, se viene testa guadagno 10 se viene croce perdo 5
  3. 10 lanci consecutivi, se viene testa guadagno 6 se viene croce perdo 1
  4. 1 lancio, se viene testa guadagno 5 se viene croce perdo 0

Come previsto le risposte della maggior parte del pubblico furono irrazionali, la risposta A, quella con il valore atteso più elevato raccolse soltanto il 15% delle preferenze. L’ipotesi che l’investitore fosse affetto da bias cognitivi, era stata verificata attraverso il simpatico quesito. Ma a quel punto  una ragazza in platea alza la mano e mi domanda:

“Assumendo di rimanere razionali, è veramente così semplice individuare i rendimenti attesi dei propri investimenti? Come per il lancio di una moneta…”

Non mi ero mai reso conto fino a quel momento che l’esempio della moneta, anche se utilizzato come in questo caso per trattare l’argomento delle scelte razionali, esponeva paradossalmente il mio interlocutore ad una scorciatoia mentale: il consulente finanziario mi sta dicendo che è facile individuare quanto guadagnerò dal mio portafoglio investimenti.

A pensarci bene è quello che i modelli finanziari raccontano a noi consulenti, assumendo che i rendimenti si distribuiscano in modo normale. A proposito di distribuzione normale, noto che la campana di Gauss sta pian piano diventando mainstream, probabilmente grazie al web e alle nuove generazioni, che hanno un’innata curiosità. Due i clienti che me l’hanno citata in appuntamento, solo nell’ultimo mese. E’ un bene che il risparmiatore che si affida ad un consulente sappia cosa sia una distribuzione di probabilità, questo presuppone che abbia una buona base di educazione finanziaria, il che a sua volta ha 2 conseguenze: per prima cosa investe in modo consapevole senza pensare che la finanza sia qualcosa di simile alla chiromanzia, e secondo, altra faccia della solita buona e vecchia moneta, semplifica notevolmente il lavoro del consulente che può coinvolgerlo più agevolmente nel processo di investimento.

E’ altresì un bene che il consulente abbia chiaro che nel mondo si sentono molte più campane di quelle che effettivamente esistono. E questo, almeno io credo, è ancora abbastanza inusuale, un po’ come il cliente che mi parla di distribuzione normale.  Non si tratta di prendere tutti i modelli e gettarli all’aria, bensì di essere consapevoli dei loro limiti e utilizzarli nel modo corretto, per farsi aiutare a prendere le decisioni. Negare, ignorare, non considerare i rischi che si corrono affidandosi asetticamente ai modelli finanziari espone i nostri clienti a pericoli ingiustificabili, senza considerare il fatto che non stiamo facendo il nostro mestiere che, almeno a mio avviso, consiste prima di tutto nella gestione del rischio, sia esso comportamentale, di liquidità, di credito, di interesse…o di coda.

Insomma la moneta non è truccata, ma se la lanci per decidere che scuola scegliere per i tuoi figli, probabilmente ti stai assumendo rischi non giustificabili. Dirò inoltre che anche l’eventualità che la moneta sia truccata va ancora una volta affrontata con un corretto approccio al rischio.